La mostra “Giacomo Matteotti e la libertà liberatrice”, dopo essere partita dalla Camera dei Deputati e in seguito ospitata nelle più importanti città italiane ed europee, grazie all’Istituto Storico della Resistenza è arrivata anche a Cesena e non potevamo non approfittare della grande opportunità per visitarla insieme alla classe 1E del Blaise Pascal accompagnata dai proff. Maria Giuseppa Scanu e Tiberio Tonetti.
Cicerone d’eccellenza è stato il prof. Alberto Gagliardo che ha condotto la classe alla scoperta del Matteotti uomo oltre che politico e innovatore (basti pensare all’idea di Stati Uniti d’Europa immaginati già nel maggio del 1923!).
Nella prima parte della mostra sono state illustrate le tappe che hanno portato Matteotti alla laurea in legge presso l’Università di Bologna, all’impegno politico rivolto alle maestranze più umili che vivevano una situazione lavorativa precaria e senza diritti e all’incontro con la sua futura moglie Velia con la quale instaurerà un sodalizio culturale che lo accompagnerà fino all’assassinio avvenuto il 10 giugno 1924.
Convinto pacifista, fu addirittura rinviato a giudizio per “disfattismo” subendo una condanna dal Tribunale (poi cancellata in Cassazione) e per le sue dichiarazioni al Consiglio provinciale di Rovigo fu richiamato alle armi e confinato in Sicilia per tenerlo lontano il più possibile dal territorio per il quale si era tanto speso.
Una volta eletto deputato, si occupò anche di tematiche internazionali e, nonostante fosse stato privato del passaporto, continuò a tenere rapporti epistolari con le maggiori organizzazioni operaie e socialiste d’Europa.
Nei quasi cinque anni di attività parlamentare, Matteotti tenne 106 discorsi e interventi dimostrando di possedere doti non comuni che mettevano in serie difficoltà chiunque cercasse strumentalmente di contraddirlo.
All’episodio legato al suo assassinio sono stati dedicati i pannelli centrali della mostra nei quali sono state riportate molte delle foto che apparvero nelle prime pagine dei quotidiani che si occuparono dell’assassinio.
La mostra è stata chiusa da alcune sezioni che si sono concentrate su quello che potremmo definire il ricordo e la memoria giunta fino a noi di un uomo che ha sfidato tutto e tutti per affermare i valori inalienabili della verità e della libertà.